Guarire prima

«I milanesi sono fatti così: non hanno nulla da ridire contro gli appalti truccati, le lauree comprate, le cliniche degli orrori, i politici ladri, la ’ndrangheta. Ma se gli rompi la vetrina di una banca, van fuori di testa».

Circola da ieri nei social network la frase di cui sopra, con intento satirico e a riscossa dello spirito abbattuto di chi vorrebbe sostenere la “causa” No Expo ma prova un tantino di imbarazzo davanti alla scervellata scorribanda dei black block, venerdì scorso nel centro di Milano. Personalmente, vorrei ringraziare molto l’autore del succitato commento perché di rado capita di leggere qualcosa di così perfettamente stupido. Di cose un po’ stupide e anche molto stupide son piene le strade: di cose “perfettamente” stupide no. Eppure queste ultime sono molto utili: confrontandosi con esse si può stabilire la propria posizione nel mondo, un po’ come facevano i marinai, ai quali bastava l’orizzonte, una stella e il sestante per collocare la nave sulla carta nautica.

Non credo ci sia bisogno di dilungarsi troppo sul perché la frase è stupida (non è che i milanesi non abbiano «nulla da dire» su mafia e malapolitica: solo, lo dicono in modo diverso rispetto alle parole che riservano a manifestazioni di teppisti perché, nel caso qualcuno non ci avesse fatto caso, gli umani reagiscono in modo diverso a stimoli diversi e pensano a soluzioni diverse per problemi diversi), ma è opportuno sottolineare quanto riveli tutta la banale frustrazione, lo sciocco dispetto e l’infantile disappunto di chi si vede respinto da quel «popolo» i cui interessi sostiene di difendere imbrattando muri e spaccando vetrine.

Sappiamo tutti, invece, che l’origine di tanta rabbia è solo la ribellione, trasportata su scala sociale e collettiva (ma non politica) contro i genitori, trasfigurati nella generica autorità «repressiva». Motivi per protestare e manifestare, nel mondo di oggi, ce ne sono in abbondanza. Per farlo con qualche probabilità di cambiare le cose occorre però guarire prima dall’infantilismo egoista. E non c’è che un modo: crescendo.

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