Trovo conferma di quanto sospettavo da tempo: la guerra è un crimine. Non soltanto, attenzione, perché in essa si commette all’ingrosso il delitto primordiale per definizione - l’omicidio - ma perché come conseguenza impone anche altri reati piuttosto seri: il furto, la truffa, la corruzione.
Lo sostiene un’investigazione pubblicata da slate.com intitolata, senza mezzi termini, “La frode di guerra”. Nel testo, si rivela che «le truppe americane in Afghanistan e Iraq hanno rubato decine di milioni (di dollari, ndr) in furti, tangenti e contratti truccati». Ora, è vero che Slate è una testata nota per articoli spesso controversi, o forse sarebbe meglio dire controcorrente, ma nessuno potrebbe sostenere che sia al soldo di Putin, dell’Isis o di qualche traditore anti-americano: se Slate scrive che la guerra è un affare sporco vuol dire che ha le basi per sostenerlo.
Le basi sono i fatti: Slate è in grado di elencarne molti. Tra questi il traffico di benzina militare messo in piedi da una base americana al confine tra Afghanistan e Pakistan: carburante per i mezzi militari, per i generatori e per gli aeroplani venduto senza discriminazioni a chiunque si trovi a passare in zona. Non è l’unico esempio, ce ne sono molti altri a testimonianza di un istinto predatorio, da parte delle truppe, pari soltanto all’appetito per i rimborsi spese di alcuni consiglieri regionali.
Si dirà: con tutte le distruzioni e i lutti che la guerra produce, il reato di furto sembrerebbe l’effetto collaterale più trascurabile. È vero ma, in qualche modo, non basta. Se è possibile, in determinate circostanze, spacciare per giustificabile la violenza della guerra (legittima difesa, atto di giustizia, polizia internazionale) meno legittima appare la tendenza al furto, all’appropriazione indebita, al raggiro e alla concussione.
Confessiamolo: siamo capaci di scavalcare un cadavere se qualcuno ci racconta che era giusto sparargli, ma rubargli il portafoglio no: quello ci fa ancora orrore. La mostruosità della guerra sta in fondo nel borseggio della vita.
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