Hacker della malora

Ognuno ha gli hacker (traduzione: "pirati" informatici) che si merita. Come avrete letto, i siti del Tribunale di Milano e della Polizia penitenziaria si sono meritati ieri hacker parecchio in gamba, tanto che i suddetti siti sono spariti dalla vista per venir sostituiti dalla famosa maschera di "V per vendetta".

Dovendo essere oscurati - e al giorno d’oggi se non cercano di oscurarti non sei nessuno - si può tranquillamente sentirsi onorati che a provvedere siano hacker del genere: invisibili, silenziosi, inafferrabili. Sembra un paradosso, ma il sito che subisce l’arrembaggio di esperti così abili, per i quali i computer e l’anonimato in Rete non hanno segreti, alla fine ne ricava un certo prestigio: se il meglio della filibusta digitale si accanisce su un sito, ebbene quel sito deve pur valere qualcosa.

Sentite un po’ che cosa combinano invece gli hacker che si accaniscono contro di me. Innanzitutto usano l’e-mail che, come mezzo di incursione, già mette tristezza. Poi, anziché maschere di Vendetta e messaggi apocalittici scrivono roba come questa: «Grazie ai recenti trasferimenti illegali di conti elettronici, il tuo conto BancoPosta e stato blocato per la tua sicurezza. Questo e sta fatto per assicurare il tuo conto e le tue informazioni private (...) Poste Italiane e autorizzato a fare qualsiasi tipo di operazione affinche anticipi le fraude».

A parte il senso di nausea che si prova nel leggere tale spezzone di prosa, basta essere consci di non avere un conto BancoPosta per circoscrivere il tentativo di truffa in tutta la sua patetica inconsistenza.

Pericolo scampato ma, se i siti attaccati dai "pirati" bravi hanno guadagnato in prestigio, io, molestato da corsari di seconda se non terza categoria, ci perdo la faccia. Qui bisogna riflettere e capire come guadagnarsi truffatori migliori. Una soluzione ci deve essere. A parte quella di aprire un conto BancoPosta, intendo.

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