Non so se avete presente il cantautore britannico James Blunt e se conoscete la sua musica. Se a entrambe le domande la risposta è "no", complimenti. Bravi, ben fatto e, soprattutto, continuate così.
Oggi, tuttavia, vorrei parlarvi di Blunt in quanto, a sorpresa, il suo nome è emerso nelle agenzie di stampa in relazione a un fatto bellico. A quanto pare, nel 1999 Blunt era ufficiale di cavalleria e, dislocato in Kosovo, ebbe l’ordine di condurre i suoi uomini contro un battaglione di duecento soldati russi allo scopo di «sopraffarli». Lo ha raccontato lui stesso ai microfoni di Bbc Radio 5 aggiungendo di essersi rifiutato di eseguire l’ordine, trovandolo «folle». «Ritengo pertanto - ha commentato - di aver scongiurato la Terza guerra mondiale». Questo gustoso aneddoto si presta ad alcune considerazioni. La prima è che, un tempo, l’esercito britannico reclutava i suoi ufficiali tra gente con la mascella squadrata o tuttalpiù tra gentiluomini somiglianti a David Niven. Certamente non tra giovinastri potenzialmente inclini a gingillarsi con chitarra e rime zuccherose.
La seconda considerazione, più ovvia, che è che dovremmo tutti sentirci in debito con James Blunt per averci risparmiato un sanguinoso conflitto. Una cosa, però sia chiara: non è perché ci ha salvato dalla fine del mondo che si deve sentire autorizzato a propinarci le sue canzonette.
Oggi, tuttavia, vorrei parlarvi di Blunt in quanto, a sorpresa, il suo nome è emerso nelle agenzie di stampa in relazione a un fatto bellico. A quanto pare, nel 1999 Blunt era ufficiale di cavalleria e, dislocato in Kosovo, ebbe l’ordine di condurre i suoi uomini contro un battaglione di duecento soldati russi allo scopo di «sopraffarli». Lo ha raccontato lui stesso ai microfoni di Bbc Radio 5 aggiungendo di essersi rifiutato di eseguire l’ordine, trovandolo «folle». «Ritengo pertanto - ha commentato - di aver scongiurato la Terza guerra mondiale». Questo gustoso aneddoto si presta ad alcune considerazioni. La prima è che, un tempo, l’esercito britannico reclutava i suoi ufficiali tra gente con la mascella squadrata o tuttalpiù tra gentiluomini somiglianti a David Niven. Certamente non tra giovinastri potenzialmente inclini a gingillarsi con chitarra e rime zuccherose.
La seconda considerazione, più ovvia, che è che dovremmo tutti sentirci in debito con James Blunt per averci risparmiato un sanguinoso conflitto. Una cosa, però sia chiara: non è perché ci ha salvato dalla fine del mondo che si deve sentire autorizzato a propinarci le sue canzonette.
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