I nemici di Darwin

I nemici di Darwin

Quando pensiamo all’evoluzione», scrive Matt Walker, uno dei responsabili di Bbc Nature, «pensiamo vecchio. È naturale, perché l’evoluzione opera su una vasta scala temporale e noi la immaginiamo all’opera lungo i millenni e le ere. Ma quando pensiamo all’evoluzione, dovremmo anche pensare giovane».

Tolgo la parola a Walker (si stava dilungando troppo per i miei gusti) per chiarire il concetto. L’evoluzione, in effetti, sta accadendo in questo momento: mentre io scrivo e voi leggete. L’elenco di nuove specie comparse di recente sulla faccia della Terra è impressionante anche se, a dire il vero, si tratta soprattutto di pesci, lumache, insetti e fiori: tutte cose con le quali di rado si esce a cena e per questo, forse, non vi prestiamo attenzione. Ma la Natura corregge e migliora se stessa di continuo, diluendo il suo sforzo in un’interminabile teoria di giorni ore, minuti e secondi. Walker - sono costretto a tirarlo in ballo di nuovo - offre alcuni esempi di questa incessante opera. Tra gli altri, il "mimulus peregrinus", una nuova specie di "mimulus" apparsa meno di 140 anni fa, ovvero nella parentesi di poche generazioni umane, forse perfino nell’arco vitale di Charles Darwin che dell’evoluzione fu l’originale teorizzatore.

Ma, secondo Walker, ancor più meraviglia della Natura che cambia è quella che resta immobile, ovvero le specie che in qualche modo sembrano aver trovato una perfezione, una contentezza di se stesse, tanto da non essere cambiate per milioni di anni. Esse sono l’eccezione alla teoria di Darwin, sono creature straordinarie che hanno fatto dell’ostinazione il loro motto, del rifiuto di evolversi la loro ragione di esistere. Sono i coccodrilli, fedeli alla loro immagine da 230 milioni di anni e i nautili, molluschi cefalopodi identici da 500 milioni di anni. Ed è pensando a questi e ad altri esempi che viene da chiedersi: ma credete davvero che laddove l’evoluzione ha fallito riusciranno le primarie?

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