Non c'è modo di seguire i giornali e tv senza incappare in immagini di folle inferocite. Si tratta di quella che i media definiscono «furia islamica», dovuta all'uscita di un film, unanimemente giudicato di pessima qualità, intitolato «L'innocenza dei musulmani».
Comprendo la rabbia di venir turlupinati da una brutta pellicola, ma la reazione delle masse mi sembra un tantino eccessiva. È ben vero che io stesso, dopo la visione di "Squalo 5", fui tentato di prendere d'assalto, in solitudine, un consolato Usa ma, alla fine, ebbe la meglio la considerazione che per alcuni (parecchi) film brutti propinati al mondo, gli americani potevano vantare anche molte pellicole dignitose o addirittura eccellenti ed era giusto tenerne conto.
Pare tuttavia che a irritare gli islamici non sia solo la bruttezza del film in questione: sostengono sia blasfemo e questo, dal loro punto di vista, è intollerabile. Vorrei far presente che, per anni e anni, a Natale, ovvero nella stagione più significativa della Cristianità, abbiamo dovuto sopportare pellicole altrettanto ignobili, per di più interpretate da Christian (Christian!) De Sica, senza che nessuno si sia permesso di bruciare una singola effigie di Massimo Boldi.
È ben vero che tra cinema e religione il rapporto è sempre stato difficile. Ai tempi degli antichi Romani gli dei non si contavano e infatti di quei secoli ci sono giunte molteplici testimonianze artistiche (edifici, anfore, statue, qualche dipinto), ma, fateci caso, nessun film: era troppo alto il rischio di offendere, anche senza volere, una divinità. Non a caso, si è dovuto aspettare il 1951 per girare "Quo vadis?", pellicola in cui i riti pagani vengono presentati in chiave problematica.
Ecco, ho finito lo spazio e ancora non ho detto nulla di serio sulla «furia islamica». Sarà forse perché è una tragedia del fanatismo e il fanatismo, da sempre, è ridicolo.
Comprendo la rabbia di venir turlupinati da una brutta pellicola, ma la reazione delle masse mi sembra un tantino eccessiva. È ben vero che io stesso, dopo la visione di "Squalo 5", fui tentato di prendere d'assalto, in solitudine, un consolato Usa ma, alla fine, ebbe la meglio la considerazione che per alcuni (parecchi) film brutti propinati al mondo, gli americani potevano vantare anche molte pellicole dignitose o addirittura eccellenti ed era giusto tenerne conto.
Pare tuttavia che a irritare gli islamici non sia solo la bruttezza del film in questione: sostengono sia blasfemo e questo, dal loro punto di vista, è intollerabile. Vorrei far presente che, per anni e anni, a Natale, ovvero nella stagione più significativa della Cristianità, abbiamo dovuto sopportare pellicole altrettanto ignobili, per di più interpretate da Christian (Christian!) De Sica, senza che nessuno si sia permesso di bruciare una singola effigie di Massimo Boldi.
È ben vero che tra cinema e religione il rapporto è sempre stato difficile. Ai tempi degli antichi Romani gli dei non si contavano e infatti di quei secoli ci sono giunte molteplici testimonianze artistiche (edifici, anfore, statue, qualche dipinto), ma, fateci caso, nessun film: era troppo alto il rischio di offendere, anche senza volere, una divinità. Non a caso, si è dovuto aspettare il 1951 per girare "Quo vadis?", pellicola in cui i riti pagani vengono presentati in chiave problematica.
Ecco, ho finito lo spazio e ancora non ho detto nulla di serio sulla «furia islamica». Sarà forse perché è una tragedia del fanatismo e il fanatismo, da sempre, è ridicolo.
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