Ignoranti

Ignoranti

Ormai è chiaro: l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ce l’ha con noi. Ogni pretesto è buono: una volta è l’economia che fa schifo, un’altra le pensioni che arrivano troppo presto, un’altra ancora l’industria che produce poco e poi la minestra è sciapa e qui fa troppo caldo non è che si può aprire la finestra?

L’ultima, pensate, riguarda la scuola. «L’Italia - dicono - investe poco sull’istruzione, certamente meno della media Ocse. Il Paese riserva alla scuola il 4,8% del Pil, mentre in media i Paesi Ocse le garantiscono il 6.1%».

Certo, è facile far bella figura con i numeri. La matematica è una gran cosa e vien sempre bene in fotografia. Tuttavia, sono certo che saremmo perfettamente in grado di ribattere numero su numero, se solo sapessimo far di conto. Il fatto è che non ci serve neppure quello per affermare, con certezza implacabile, che l’Ocse sbaglia. Facile fare due conti sul Pil e dire che non investiamo abbastanza; forse è vero, se parliamo di quattrini, ma c’è ben altro nella scuola che il denaro.

Chi, più e meglio dell’Italia, punta sugli zainetti firmati? Chi vanta i romanzi tardo-liceali di Moccia? Chi ha costruito un intero genere cinematografico sulle cosce di una liceale? In quale altro Paese i cantautori hanno celebrato la notte prima degli esami? Chi ha inventato le barzellette di Pierino? Chi vanta studenti fuori corso di 65 anni? Tutto questo per l’Ocse non conta. Che gente ignoranti.

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