Il bottino

Non fosse che sappiamo bene quanto sia inutile, la reazione più naturale in queste circostanze sarebbe correre dal medico e chiedergli: «Scusi, dottore, ha niente contro le traveggole?»
È inutile, dicevo, per due motivi: il primo è che i dottori non hanno niente contro qualcosa di così generico come le "traveggole", termine ormai usato solo nelle parole crociate della Settimana Enigmistica. La seconda ragione è che se anche lo avessero, di questo "qualcosa" ne avremmo bisogno in dosi insostenibili anche per un toro. La ragione per temere le "traveggole" tuttavia resta ed è insita nell’attuale dibattito sulla Casta.
Scorriamo i giornali, prestiamo ascolto alle tv: chi si dimostra più indignato, ai limiti del parossismo, nei confronti degli sfacciati privilegi di cui gode la suddetta Casta? Ma la Casta medesima! Leggo di parlamentari disposti, a parole, a ridursi gli emolumenti del 30, 40, 50, perfino dell’80%. Alcuni si dichiarano pronti a tagliare lo stipendio dei figli, la pensione del nonno e a girare i Bot alla Cassa per il Mezzogiorno. Altri si denudano, si fustigano, promettono mortificazioni mistiche. «Un tozzo di pan secco» balbettava ieri un decano di Montecitorio, «datemi un tozzo di pan secco e mi basterà per dieci anni!»
L’indignazione per la Casta è il topos sociale del momento, la tendenza da cavalcare in cerca di un istantaneo consenso. Poco importa se, per farlo, tocca darsi dei ladri. Tanto, il bottino è già al sicuro.

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