In un mondo della comunicazione che ha ormai perso ogni contatto con la realtà - ieri l’Ansa ha diffuso una dichiarazione di Capezzone su Margaret Thatcher, il che equivale a prendere sul serio un commento di Antonio Cassano su David Hume - non so come valutare le notizie che leggo circa l’elezione del presidente della Repubblica.
Da quanto intendo, si delineano due fronti: quello di Beppe Grillo che proponeva, con Milena Gabanelli, una candidatura di "rottura" con l’establishment, e quello di Bersani e Berlusconi che cercherebbero di incontrarsi su un nome scelto tra personalità di sicura appartenenza all’élite politica.
Non voglio esprimere alcun giudizio sulla persona di Milena Gabanelli ma, se capisco la scelta di Grillo e degli iscritti al movimento, questa candidatura rispondeva a una sentita esigenza di darci un taglio con i politici di professione perché i politici di professione - difficile negarlo - hanno combinato disastri. Meglio allora affidarsi a un professionista in qualche altra cosa - il giornalismo, nel caso di Gabanelli - che in questa "altra cosa" abbia dimostrato di saperci fare.
Il mio dubbio è uno solo: per eliminare i cattivi professionisti è davvero necessario eliminare anche la professione? Non sarebbe come cancellare in toto la professione medica perché in giro ci sono dottori impreparati o poco scrupolosi?
Ho avuto occasione di esporre questo mio pensiero alla signora Malinpeggio la quale mi ha subito rivolto una domanda: «Quali caratteristiche dovrebbe avere, secondo lei, il presidente della Repubblica?» Ci ho pensato un secondo: «Direi che dovrebbe essere una persona senza una collocazione precisa, aperta, libera da impegni, disposta ad ascoltare gli altri e ad agire di conseguenza».
La signora mi ha guardato in tralice: «In altre parole, una specie di frescone senza arte né parte che si lasci tirare per la giacca dal primo che passa». «Beh, insomma...» «Si rende conto che il suo ritratto delinea un candidato preciso?» «No, chi?» «Lei!»
Da quanto intendo, si delineano due fronti: quello di Beppe Grillo che proponeva, con Milena Gabanelli, una candidatura di "rottura" con l’establishment, e quello di Bersani e Berlusconi che cercherebbero di incontrarsi su un nome scelto tra personalità di sicura appartenenza all’élite politica.
Non voglio esprimere alcun giudizio sulla persona di Milena Gabanelli ma, se capisco la scelta di Grillo e degli iscritti al movimento, questa candidatura rispondeva a una sentita esigenza di darci un taglio con i politici di professione perché i politici di professione - difficile negarlo - hanno combinato disastri. Meglio allora affidarsi a un professionista in qualche altra cosa - il giornalismo, nel caso di Gabanelli - che in questa "altra cosa" abbia dimostrato di saperci fare.
Il mio dubbio è uno solo: per eliminare i cattivi professionisti è davvero necessario eliminare anche la professione? Non sarebbe come cancellare in toto la professione medica perché in giro ci sono dottori impreparati o poco scrupolosi?
Ho avuto occasione di esporre questo mio pensiero alla signora Malinpeggio la quale mi ha subito rivolto una domanda: «Quali caratteristiche dovrebbe avere, secondo lei, il presidente della Repubblica?» Ci ho pensato un secondo: «Direi che dovrebbe essere una persona senza una collocazione precisa, aperta, libera da impegni, disposta ad ascoltare gli altri e ad agire di conseguenza».
La signora mi ha guardato in tralice: «In altre parole, una specie di frescone senza arte né parte che si lasci tirare per la giacca dal primo che passa». «Beh, insomma...» «Si rende conto che il suo ritratto delinea un candidato preciso?» «No, chi?» «Lei!»
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