Il capolavoro

Cent’anni dopo se ne riparla, non fosse altro perché un secolo è un bell’anniversario tondo. Il 21 agosto 1911 un decoratore di Dumenza, Vincenzo Peruggia, trafugava (sinonimo di "rubava", ma più avventuroso) la Gioconda dal Louvre.

Cent’anni dopo se ne riparla non solo perché l’anniversario è tondo, ma anche perché vien buono per una di quelle teorie cospirative che ci piacciono tanto. La teoria sarebbe questa: il dipinto oggi in mostra a Parigi non è l’originale di Leonardo ma una copia realizzata dallo stesso ladro-decoratore. Il sospetto sembra improbabile, ma proprio per questo suona tanto più intrigante, e chi se ne dice convinto porta a testimonianza circostanze e coincidenze favorevoli alla tesi. Va però detto che i più considerano questa teoria folle e si attengono alla versione ufficiale: sottratta al Louvre, la Gioconda vi tornò dopo essere stata ritrovata a Firenze, dove Peruggia cercò di venderla per 500 mila lire.

Gli uni e gli altri - i cospiratori e gli anti-cospiratori - trascurano un dettaglio fondamentale: non ha alcuna importanza se la Gioconda di Parigi è quella "vera" oppure no. La Gioconda è un’icona adorata dalle masse e le masse adorano icone senza chiedersi se sono vere o meno. Qualche volta lo sono, altrettanto spesso no. L’importante è che, copie o originali, riflettano in maniera convincente l’idea, il mito, la sensazione e perfino il profumo del tesoro culturale che intendono trasmettere. Chi non si rassegna ha un’alternativa: recarsi comunque al Louvre per ammirare il capolavoro di Leonardo. Mal che gli vada, ammirerà quello di Peruggia.

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