Woody Allen mise una delle sue migliori battute ne “Il dormiglione”, un film del 1973: «Il cervello è il mio secondo organo preferito». Battuta spiritosissima che solo un cervello geniale come il suo poteva concepire . A pensarci, solo un cervello in generale poteva riuscirci: il «secondo organo» al quale Allen faceva allusione non avrebbe mai potuto compiere un’impresa del genere.
Bisogna dunque riconoscere al cervello una sorta di primato. Altrimenti, si rischia il niente. Il cervello processa tutto ciò che percepiamo: un tramonto emozionante e la parmigiana di melanzane, una sinfonia di Mahler e un gol di Messi.
Lodi supreme al cervello, dunque: per merito e anche un po’ per timore. Quando esso, per ragioni diverse, si mette a funzionare male o appena così così, sono dolori, dolorissimi. Non ci piace pensarlo, neppure alla lontana, ma una crisi dell’encefalo manda il nostro mondo in mille pezzi. Ci sono casi, riferiti dai giornali medici, la cui lettura lascia affascinati ed esterrefatti.
Prendiamo il caso di Mr B (non “quel” B! Un altro B) al quale è stato diagnosticato un caso singolarissimo di sindrome di Capgras. Eppure il signor B non aveva fatto altro che alzarsi un mattino e guardarsi allo specchio. Un’esperienza, questa, sempre un po’ straniante: se solo ci si sofferma un secondo di troppo, è inevitabile incominciare a mettere in questione la propria identità. Mr B è andato oltre: ha avuto l’impressione che dietro la faccia che lo guardava dallo specchio - e che egli riconosceva per sua - ci fosse un’altra persona, un sostituto, un usurpatore. La sindrome di Capgras di solito agisce convincendo una persona che i suoi famigliari sono stati sostituiti da soggetti estranei anche se perfettamente somiglianti agli originali. Nel caso di Mr B è la prima volta che essa agisce sullo stesso soggetto: chi sospetta e chi viene sospettato sono la stessa persona. Può essere che, per uno strano caso, Mr B sia stato il primo uomo a contemplare il mistero di se stesso.
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