Il cavallo alato

Qualche settimana fa ho visto una vignetta che mi ha fatto sorridere. Tuttavia, un bel po' di tempo è passato prima che mi facesse anche riflettere. Vai a capire perché.

In ogni caso, la vignetta era composta più o meno così. Vediamo una ragazza sulla metropolitana. Veste abiti casual, piuttosto sul dimesso, e ha lo sguardo spento, annoiato e inespressivo che riscontriamo, al mattino, in chi si reca al lavoro usando i mezzi pubblici. C'è un particolare: la ragazza ha gli auricolari infilati nei posti dove si infilano gli auricolari per farne un uso corretto. Possiamo dunque dedurre che sta ascoltando musica. Un secondo riquadro accanto al primo ce lo conferma; se il primo mostrava la ragazza come appariva agli altri viaggiatori, il secondo ci offre l'immagine di lei come si “sente” ascoltando i brani preferiti: Wonder Woman!

Mi è sembrata una vignetta semplice ma piuttosto spiritosa. E sorprendentemente vera, come dovrebbe riconoscere chi, almeno una volta, se ne è andato in giro ascoltando musica con un iPod o, se antidiluviano come me, con quegli aggeggi che passavano sotto il nome di walkman. Il tremendo potere di astrazione della musica ci aiuta a modificare la realtà e la melodia, come un incantatore di serpenti, porta a galla un nuovo io. Un personaggio che si fatica ad ammettere senza un poco di vergogna ma che di volta in volta, a seconda dell'umore e della canzone, può essere una rockstar, un pilota di Formula 1, un attore, una modella e nel mio caso, non chiedetemi perché, Vittorio Citterich.

L'imbarazzo è comprensibile ma davvero non c'è nulla di male a salire, di tanto in tanto, sul cavallo alato della musica per fuggire da noi stessi. A patto che non ci si accontenti, nella vita, di questi attimi di astrazione sonora. Forse ci vorrebbe sempre qualcuno accanto a noi che, al momento giusto, ci riporti a terra: “Ehi Mick Jagger! Siamo a Molino Dorino: non dovevi scendere?”

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