Il cerottone

Il cerottone

Ieri mattina il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è presentato in conferenza stampa a palazzo Chigi con un gran cerotto incollato alla guancia sinistra. Un breve sorriso - «mi scuso per l’imbarazzo estetico» ha detto - e si è tuffato nell’argomento di giornata: la riforma della giustizia. Spalleggiato dal ministro competente, Angelino Alfano, ha illustrato le linee generali della riforma, senza rinunciare ad affrontare la spinosa questione delle sue personali disavventure penali.
Separazione delle carriere, sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura, limiti nel ruolo del pubblico ministero: non poteva scendere nel dettaglio, il premier, ma ha tuttavia definito con chiarezza i contorni della rivoluzione legislativa che intende realizzare. Sul piano politico, non si è nascosto al confronto, affermando: «Di questa riforma discuteremo con tutti, quindi certamente anche con l’opposizione». Un accenno cauto, perfino vagamente ironico, ma per i notisti esperti volto a una promettente disponibilità. Berlusconi non si è negato alle domande: sul caso Ruby, sui processi, perfino sulla recente storia del nostro Paese: «Tangentopoli, se questa riforma fosse stata in vigore, non sarebbe stata possibile, così come non sarebbero possibili gli attacchi politici portati dalla magistratura a questo governo».
Diceva tutto questo, il primo ministro, e io intanto pensavo: «Ma guarda un po’ che cerottone gli hanno messo!»

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