Il cinguettio dei mostri

Chi ha buttato un’occhiata, anche distratta, a queste note quotidiane, saprà bene che il mio approccio alla realtà non è precisamente scientifico. Se c’è qualche dato oggettivo su cui appoggiare il mio ragionamento, bene: altrimenti procedo per istinto, per sensazioni.

Una di queste sensazioni mi sta dicendo che, da qualche tempo a questa parte, la bilancia dei social network - ovvero l’interesse degli utenti, l’attenzione dei media e la partecipazione della collettività online - va spostandosi da Facebook a Twitter. È molto probabile che per molti di voi questa sia la scoperta dell’acqua calda ma tant’è: io me ne sono appena accorto e mi concedo il lusso di vivere questa osservazione come se fosse una scoperta.

Tra l’altro, vorrei far notare che la transizione da Facebook a Twitter non è un passaggio esclusivamente tecnico, ovvero un mero trasloco di piattaforma. Una volta passati da una sponda all’altra del grande fiume “social”, ritroviamo il nostro io virtuale un poco cambiato: lo strumento, insomma, modella i contenuti con cui lo alimentiamo.

Twitter, oggi, fa più notizia: ci sono frasette che, messe online da personaggi più o meno influenti, diventano notizie esse stesse. Ecco perché cinguettando piuttosto che facebookando, il nostro tono cambia: nel primo caso siamo assertivi, filosofici, sapienti e definitivi; nel secondo, finiamo per proporci in maniera più informale, domestica, intima. Insomma: Twitter è il salotto, Facebook la cucina: nel primo riceviamo gli ospiti e, per darci un tono, mettiamo su un cd di Dvorák, nella seconda rigoverniamo i piatti, raccogliamo ricette e, qualche volta, preleviamo di nascosto una cucchiaiata di marmellata.

Non saprei dire che cosa determina il tono dell’uno e dell’altro social network: forse i messaggi di Twitter, più aperti a tutti, ci inducono a interpretare una versione di noi stessi sostenuta, apodittica, conclusiva. Avrete capito che Twitter mi fa un po’ paura. Mi scuserete: una volta cinguettare era prerogativa degli uccellini. Oggigiorno, lo fanno anche i mostri.

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