Il codice smarrito

Il codice smarrito

Dal crollo dell’Urss, è rimasto un solo uomo in grado di far saltare per aria il pianeta in un colpo solo. Per quanto Berlusconi vada in giro a dire che è lui, non credetegli: si tratta in realtà del presidente degli Stati Uniti. Egli è il custode responsabile di quei codici che, in caso di necessità (ovvero di soverchiante follia), potrebbero sbloccare l’arsenale nucleare americano. Vista la delicatezza della materia, si suppone che il presidente abbia ben cura di non perderli, i suddetti codici. Questo escluderebbe che possa usarli come segnalibro, per esempio, o per farsi vento nelle giornate di afa. Escluso anche che li lasci nel cappotto consegnato al guardaroba del teatro e, per evitare sbavature imbarazzanti al momento dell’uso, starà ben attento perfino a non impiegarli come sottobicchieri.
In realtà, le cose non sono sempre andate così. Un generale americano, Hugh Shelton, rivela oggi che, nel 2000, nel corso della sua seconda presidenza, Bill Clinton ebbe a smarrire uno dei delicatissimi codici. Potete immaginarvi l’agitazione alla Casa Bianca! Hillary che corre di stanza in stanza, fruga tra la biancheria sporca e, trafelata, implora: «Pensa, Bill! Pensa! Dove lo hai visto per l’ultima volta?». Il povero Bill si gratta il crapone, terrorizzato al pensiero che il codice sia improvvidamente caduto nella tazza e che un affrettato colpo di sciacquone lo stia sospingendo nell’Atlantico, direzione Mosca. Commovente, poi, la dedizione di Monica Lewinski: «Presidente, è sicuro di non averlo messo nei pantaloni?» si premura di chiedere: «Vuole che guardi io?»

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