Cerco di seguire le notizie con attenzione e grazie a questa abitudine ho appreso che, trascrivo dall’agenzia Ansa, «la battaglia tra Apple e Samsung prosegue». «Cupertino» aggiunge il dispaccio, «presenta un nuovo ricorso contro la società sudcoreana dello smartphone Galaxy S III, con il quale sale a otto la lista dei dispositivi che Apple ritiene violino i suoi brevetti».
Ricevere questa informazione mi consente di affermare, senza esitazioni, che la «battaglia» tra Apple e Samsung ha ufficialmente scassato gli zebedei. Anche il melodramma sportivo-sentimentale di Federica Pellegrini ha dilaniato i frutti dell’intimità e, senza ombra di dubbio, hanno frantumato gli articoli da regalo pure le quotidiane rilevazioni circa la distanza di Casini dal Pd e da questo a Vendola. Mai, però, quanto il contenzioso tra Apple e Samsung. Dirò di più, il solo accostamento tra queste due parole mi provoca un torcimento tale alle apparecchiature inferiori da desiderare, piuttosto, di leggere d’un fiato l’autobiografia di Gasparri.
Mi rendo conto che, sotto molti punti di vista, il confronto legale tra i due colossi tecnologici ha un che di epocale. Inoltre, riguarda una fetta consistente dell’economia e, probabilmente, mette a repentaglio migliaia e migliaia di posti di lavoro. Se qualcuno, a partire dai due contendenti per finire con i mezzi d’informazione, avesse avuto la compiacenza di raccontarci la contesa in termini umani, fatti di impegno, speranze, creatività e giustizia, avremmo forse potuto appassionarci e perfino immedesimarci. Invece, niente: solo cifre iperboliche, arroganza corporativa e sistematica avidità. Risultato: un vago disgusto che solo per noia non dilaga in aperto disprezzo. E la sensazione che, nella tecnologia, il confine tra meraviglia e squallore sia molto incerto.
Ricevere questa informazione mi consente di affermare, senza esitazioni, che la «battaglia» tra Apple e Samsung ha ufficialmente scassato gli zebedei. Anche il melodramma sportivo-sentimentale di Federica Pellegrini ha dilaniato i frutti dell’intimità e, senza ombra di dubbio, hanno frantumato gli articoli da regalo pure le quotidiane rilevazioni circa la distanza di Casini dal Pd e da questo a Vendola. Mai, però, quanto il contenzioso tra Apple e Samsung. Dirò di più, il solo accostamento tra queste due parole mi provoca un torcimento tale alle apparecchiature inferiori da desiderare, piuttosto, di leggere d’un fiato l’autobiografia di Gasparri.
Mi rendo conto che, sotto molti punti di vista, il confronto legale tra i due colossi tecnologici ha un che di epocale. Inoltre, riguarda una fetta consistente dell’economia e, probabilmente, mette a repentaglio migliaia e migliaia di posti di lavoro. Se qualcuno, a partire dai due contendenti per finire con i mezzi d’informazione, avesse avuto la compiacenza di raccontarci la contesa in termini umani, fatti di impegno, speranze, creatività e giustizia, avremmo forse potuto appassionarci e perfino immedesimarci. Invece, niente: solo cifre iperboliche, arroganza corporativa e sistematica avidità. Risultato: un vago disgusto che solo per noia non dilaga in aperto disprezzo. E la sensazione che, nella tecnologia, il confine tra meraviglia e squallore sia molto incerto.
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