Il dibattito

Il dibattito

Vi va di sentire una storia macabra? No? Spiacente, ma qui comando io e vi dico che oggi si sconfinerà un po' nell'orrido.
Ecco qua: Ronnie Lee Gardner, un detenuto nelle prigioni dell'Utah, ha ottenuto di recente molta attenzione da parte dei media a causa della sua condanna a morte. Non proprio per la condanna, a dire la verità. A incuriosire i giornalisti è stato il fatto che le leggi dello Utah autorizzano il condannato a scegliere la tecnica di esecuzione e che Gardner, tra tutte, abbia scelto la fucilazione. Sulle prime la decisione del galeotto ha sollevato un'ondata di biasimo: «Ma come? La fucilazione? Con tutti i sistemi moderni che ci sono al giorno d'oggi! Ma dove siamo? Che barbarie!» Poco a poco, però, una diversa corrente di pensiero si è fatta strada e, in questi giorni, la fucilazione di Gardner sta ottenendo recensioni molto positive.
In un articolo per il sito internet «Slate», Margot Sanger-Katz sostiene che la fucilazione potrebbe essere un sistema «migliore» perfino della tanto celebrata iniezione letale. «Nel 1938 un condannato alla fucilazione accettò di farsi fare un elettrocardiogramma durante l'esecuzione: la traccia segnalò assenza di attività cardiaca ad appena due minuti dagli spari. Nel caso dell'iniezione letale ce ne vogliono, in genere, nove». La fucilazione dunque potrebbe trovare sempre nuovi sostenitori a patto che il dibattito in corso si allarghi, si approfondisca e, soprattutto, venga tenuto perfettamente al riparo dall'atmosfera di assurdo e orrore nella quale la ragione vorrebbe confinarlo.

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