Il dibattito

Il dibattito

Chi dice che in Italia manca il dibattito? Nessuno lo dice, questa è la verità. E la ragione è semplice: se qualcuno lo dicesse si aprirebbe un dibattito. Di più: si aprirebbe un dibattito su una questione sia pur vagamente concreta, delimitata da limiti precisi (il dibattito c’è? Sì o no?) quando invece la specialità nazionale è dibattere su cose che non esistono.

Qualche esempio? La tassa sulle bibite gasate. Il ritorno di Kakà al Milan. La patrimoniale. Il voto a ottobre. Il fascismo di Beppe Grillo, la natura da morto che cammina di Pierluigi Bersani.

Nessuno di questi argomenti ha il benché minimo appiglio con la realtà, il più tenue legame con l’universo tridimensionale, eppure è proprio su questi temi che il Paese, nelle ultime settimane, ha speso le energie migliori. Dibattiti, tavole rotonde, editoriali, spettacoli satirici, approfondimenti televisivi, perfino ricerche scientifiche. Un visitatore da Marte avrebbe potuto pensare di essere arrivato nel luogo più intellettualmente attivo dell’Universo non fosse per il particolare che tanto ardore polemico, tanta intelligenza speculativa, tanta sopraffina retorica venivano profuse, in sostanza, per ululare alla luna.

È quando il tema si fa concreto, evidente e perfino un po’ minaccioso che la nostra inclinazione al confronto si indebolisce. Quando c’è da individuare soluzioni per limitare il debito pubblico, ridurre la disoccupazione e contrastare la corruzione, allora la discussione rinsecchisce e il flusso delle opinioni da fiume diventa rigagnolo. Questo è l’unico Paese del mondo dove uno la mattina perde il posto di lavoro e la sera assiste, in tv, a un’accanita discussione su che cosa gli sarebbe successo di tremendo se solo il governo avesse tassato la Coca-Cola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA