Il diluvio universale

A ogni grand’uomo corrisponde una grande frase che lo identifica ancor più dei ritratti e dei busti in marmo. Così, a Giulio Cesare si accompagnano sempre le parole "veni vidi vici" e "alea iacta est", di Churchill si ricorda il discorso su "sangue, sudore e lacrime" e Di Pietro, non da meno, ha inciso nel marmo della Storia le parole "che c’azzecca?"

Anche il fisico Max Planck, ideatore della teoria dei quanti, volle consegnare alla memoria collettiva il suo distillato di saggezza. Eccolo: «Una nuova verità scientifica non trionfa convincendo gli oppositori e facendo in modo che essi vedano la luce, piuttosto si impone perché gli oppositori muoiono e nasce una nuova generazione pronta ad accettarla».

Rileggendo per caso queste parole, ieri, ho subito pensato a quanto fossero vere. Non per quanto riguarda le verità scientifiche, non ne ho la minima idea. Sono vere, verissime anzi, se messe a paragone con la curiosa situazione che l’Italia sta vivendo, dove a una diffusa, acclamata, strillata e ben argomentata richiesta di cambiamento si replica rispolverando i vecchi arnesi.

Planck ci ricorda come non sia è pensabile che certe specie, giunte al sipario finale della loro ragione di essere, provvedano da sé alla propria estinzione. Gli scienziati non hanno le idee chiare circa le ragioni dell’estinzione dei dinosauri, ma escludono che abbiano presentato le dimissioni da se stessi o abbiano indetto le primarie per stabilire chi aveva il diritto di andare avanti a costruire l’evoluzione e chi no.

In altre parole, l’impazienza e la frustrazione che tanti oggi provano davanti alla resistenza del vecchio nel far spazio al nuovo è ingiustificata: sarebbe come mordere il freno aspettando che un brontosauro faccia harakiri. Ci vorrà, perché il "trapasso" avvenga, un’era glaciale, un meteorite o magari, chi lo sa, il diluvio universale dello spread.

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