Il discorso

Il discorso

Il discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Obama a conclusione della "convention" democratica è stato debitamente raccontato, analizzato, commentato, satirizzato e perfino mitizzato. Alla fine di questo trattamento intensivo ci resta tuttavia una domanda: è stato un buon discorso? Lo farà rieleggere alla presidenza? Oppure gli elettori americani lo cacceranno in favore di uno che si chiama Mitt qualcosa?

A furia di cercare, siamo riusciti ad arrivare ad alcune pseudo-certezze. La prima: il discorso di Obama non è stato particolarmente buono. Non sarà annoverato tra i suoi migliori e certamente non è stato l’intervento più interessante della riunione. Meglio di lui, a detta di parecchi esperti, hanno fatto l’ex presidente Bill Clinton, la first lady Michelle e il vicepresidente Joe Biden il quale, solo per la carica che ricopre, è destinato a essere una mezza figura.

Ma che cosa non ha funzionato nel discorso di Obama? Troppo breve - appena 36 minuti - per non dare l’impressione di aver poco da dire e di volerlo dire in fretta. Troppo sulla difensiva: l’intero impianto dell’intervento, ha fatto notare qualcuno, sembrava addirittura articolato su una serie di mosse difensive. Troppo "piatto": non pochi si sono chiesti se la mancanza di slancio dimostrata da Obama non fosse stata calcolata a tavolino per qualche oscura ragione strategica.

Conclusione: Obama non ha dato il meglio di sé. Nel presentarsi agli elettori per chiedere un secondo mandato ha dovuto affrontare temi scomodi come la disoccupazione, la crisi, il debito pubblico. Soprattutto, lo si è visto avvicinarsi pericolosamente, soffrendo come un acrobata che barcollando si affacci sull’abisso, a un tema fatale anche al miglior politico: la verità.

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