Il "dopo"

Il dopo

Tutti sembrano avere un’idea precisa di cosa succederà quando Mario Monti non sarà più presidente del Consiglio. Io faccio eccezione: non ne ho la minima idea. Suppongo dipenda dalle elezioni. Quale che sia la legge elettorale con cui andremo al voto - "porcellum", soglia di sbarramento, saltimbocca alla romana, arrocco lungo, passo triplo alla svedese, "moules à la Normande", eccetera - ci sarà una coalizione vincente e una perdente: quella vincente governerà, quella perdente...

Ecco, il punto sembra essere  questo: come si presenterà la coalizione vincente al governo e come di atteggerà la coalizione perdente all’opposizione? Perché, qualunque sia il giudizio sul governo Monti, una cosa è certa: chi verrà dopo non potrà sottrarsi al confronto. E non sarà una questione di stile, di loden contro doppiopetto, di foulard contro minigonne, di suole in para contro tacco 15: sarà una questione di decisioni contro discussioni, di negazioni contro concessioni, di programmazioni contro televisioni.

Un tuffo nella realtà che la politica non sembra pronta a compiere. O forse sì: per quel che ne sappiamo la politica potrebbe essere decisa a contare per davvero e non solo nel circolo autoreferenziale che la caratterizza, che l’ha trasformata in Casta e che tanto odio le ha attirato nel paese. Magari la politica scenderà finalmente tra noi. Non so se provare sollievo o mettermi subito a tremare.

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