Il fantasma

Avrete la sensazione che la stampa si occupi soltanto di faccende concrete e terrigne, per non dire triviali: tasse, disoccupazione, politica, Belen e calcio, non necessariamente in questo ordine e spesso confondendo una cosa con l'altra (ci sono politici che “vincono la partita”, squadre che chiedono la “par condicio”, mentre Belen è una tassa da pagare o un insulto alla disoccupazione a seconda dei casi). In ogni modo, non sembra ci sia molto spazio per le cose immateriali.

Per fortuna, non sempre è così. Le cronache di Reggio Emilia si sono infatti recentemente dirette sul Castello di Bianello. Non ci sarebbe bisogno di alcuna ragione specifica per occuparsi del Castello - una antica e magnifica fortificazione nel territorio del Comune di Quattro Castella - ma una ragione specifica c'è: l'edificio è abitato da un fantasma. Questo, a dire il vero, lo si sapeva di tempo: è dagli Anni 50 che se ne parla. Numerose testimonianze descrivono ombre misteriose, figure evanescenti, rumori improvvisi, voci che pronunciano frasi sconnesse: escluso che si tratti di una puntata di Matrix, è ovvio che vien da pensare al soprannaturale. A tutto ciò si aggiunge oggi il racconto di Mauro Buratti, custode del castello. «Per un istante» ha raccontato, «ho visto riflesso nel vetro della finestra una figura di donna con i capelli scuri, con indosso un vestito di vari colori, tra i quali spiccava il verde. Il tempo di girarmi e non c’era più». Non molto, ma abbastanza perché nelle nostre cronache, e nelle nostre vite, entri un un tocco di trascendenza.

Ma qui ci fermiamo perché, dimostrata la tesi che la stampa non è solo robaccia terra a terra, occorre riprendere il controllo e stabilire che, capelli scuri o no, in verde o al verde, ectoplasma o non ectoplasma, su quei metri quadri di castello, sia ben chiaro, bisogna proprio che la signora l'Imu la paghi.

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