Il fatidico salto

Prima premessa: non sono tra i 5.534.000 spettatori riconosciuti dall’Auditel alla prima puntata dell’“Isola dei famosi”. Seconda premessa: la prima premessa non è del tutto vera perché, appena per qualche minuto, mi sono in effetti soffermato sul reality condotto da Alessia Marcuzzi. Poi, al terzo minuto di trasmissione e alla trentesima allusione ai genitali di Rocco Siffredi. ho cambiato canale. In tutto ciò, ho perso il momento fatidico: quando Catherine Spaak, che doveva essere tra i concorrenti, ha deciso di rinunciare e tornarsene a casa.

L’aver mancato il gran rifiuto della signora Spaak non mi ha impedito di esultare quando, ieri, ne ho letto nei giornali. Non basta: ho anche pensato che l’onore fosse salvo. Di certo non il mio, di onore - ormai irrecuperabile - ma quello della signora che, accettando di tuffarsi nelle acque prospicienti all’isolotto delle Honduras, si sarebbe immersa senza possibilità di redenzione in una salamoia mediatica di cui, secondo me, non dovrebbe mai far parte.

È ben vero che, nella vita, ognuno si comporta come vuole e non c’è chi possa avere da ridire, almeno fino a quando l’esercizio del libero arbitrio non sconfina nell’offendere la libertà altrui; è anche vero, tuttavia, che certi personaggi avrebbero un dovere - morale se non legale - di aderire fino alla fine all’immagine che da sempre hanno dato di sé.

Con questo non intendo dire che Catherine Spaak debba ritenersi condannata a vita al ruolo di signora “di classe”, sempre soffice e misurata. Però non vorrei neppure dimenticasse come, per molti di noi, ella rimanga la ragazzina irresistibile de “La voglia matta” o la figlia spigliata e intelligente di Gassman ne “Il sorpasso”. Mi piace pensare che, al momento del fatidico salto, questi - e altri - personaggi si siano risvegliati in lei e l’abbiano trattenuta. Per quanto spregiudicata, la giovanissima Francesca della “Voglia matta” non avrebbe mai potuto cadere in basso.

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