Non sarà il Grande Fratello, ma il Grande Professore sì. Dicono i notiziari che al liceo Parini di Milano è entrato in funzione un “registro elettronico” che permette di controllare arrivi e partenze (soprattutto arrivi) degli studenti. I ragazzi devono accostare un “badge” (leggasi: tessera magnetica) a un “totem” (colonnina elettronica) e l’ora di accesso alla scuola viene registrata. Il sistema prevede cinque minuti di tolleranza, trascorsi i quali lo studente è automaticamente considerato in ritardo e dunque in obbligo di giustificazione.
Un aggiornamento tecnologico già sperimentato in diversi istituti ma che oggi fa notizia perché adottato da una delle scuole più prestigiose di Milano. Comunque sia, è un fatto che induce alla riflessione il che, in persone della mia età, non può prescindere dal rimescolamento interiore noto ai profani come “nostalgia”. Mi chiedo, infatti, che cosa avrebbero pensato i miei professori di trenta (e più) anni fa, se alle porte della scuola fosse apparsa all’improvviso, muta ed enigmatica come il monolite di “2001: odissea nello spazio”, la colonnina elettronica di cui sopra. Sbaglierò, ma penso che sarebbe passato tra loro un moto di fastidio, se non di ribellione, e credo anche di sapere perché.
Oggi siamo abituati al fatto che la tecnologia si occupi di alleviarci da certe incombenze e non stiamo a chiederci se ci sia una ragione perché in origine tali incombenze fossero state affidate a noi. Mi spiego: tra i compiti della scuola ci potrebbe essere quello di educare gli studenti alla puntualità, tratto personale di non trascurabile importanza. Spetterebbe dunque ai professori riprendere lo studente ritardatario, trasformando l’evento, banale, in circostanza a suo modo didattica.
La colonnina, invece, tratta gli studenti da operai o impiegati, ovvero adulti ai quali non si applica un “peso” educativo, ma solo un controllo che, asettico, ottimizzi la loro presenza. Il “badge” consegnato allo studente è ipocrita: conferma un obbligo sottraendo un’occasione per maturare.
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