Non per sminuire i pericoli del terrorismo islamico (peraltro, c’è chi fa un ottimo lavoro nell’esaltarli) ma bisogna senz’altro annotare che accanto ai bollori dei fanatici, o sedicenti tali, oggi si manifestano, per emulazione certamente, quelli dei mattacchioni ordinari che, in altri tempi , non avrebbero avuto bisogno di ispirarsi ad alcuna religione per esibire comportamenti bizzarri. Il solleone, battendo crudamente sul cranio di soggetti psicologicamente a rischio, induceva in loro iniziative autodistruttive o sortite violente nei confronti dei vicini di casa. La musica, come si dice, è cambiata: adesso il medesimo sole li trasforma in aspiranti martiri, affiliati all’Isis, più che per lavaggio del cervello, tramite bollitura del medesimo.
Lo zio matto del film “Amarcord” di Fellini, interpretato da uno stralunato Ciccio Ingrassia, invece di arrampicarsi su un albero per annunciare il suo desiderio di «una donna», afferrerebbe il primo taglierino disponibile per poi menar gran fendenti sul regionale Rimini-Bologna. Così facendo, perderebbe il privilegio di entrare nella storia del cinema ma guadagnerebbe istantaneo accesso a tutti i notiziari mondiali, dalla stampa locale alla Cnn.
Questa è soltanto una constatazione e non può che rimanere tale: l’informazione si modella sugli umori della società e oggi questi umori la portano a enfatizzare ogni episodio che, anche lontanamente, possa far pensare al terrorismo. Impedirlo significherebbe introdurre misure autoritarie, censorie: una cura perfino peggiore del male.
Un’osservazione sarà però permessa: nel 1856 Gustave Flaubert, per magia letteraria, estrasse l’universale capolavoro “Madame Bovary” da una breve notizia di cronaca pubblicata dal “Journal de Rouen”: un intero mondo ispirato da un trafiletto. Oggi ci troviamo a sperare che il grande, interminabile romanzo della paura possa finalmente ridursi alla sua dimensione ideale: una breve nella cronaca dell’universo.
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