Il mago

Il mago

Non credo ci sia ragione di esultare quando qualcuno finisce in galera, primo perché potrebbe essere innocente, secondo perché non credo alla punizione come spettacolo a beneficio altrui: serve solo, se "servire" è il verbo giusto, a risarcimento morale della vittima, a inibizione sociale del colpevole e a garanzia, per la collettività, di un’equa coesione. Nulla di tutto ciò prevede salti di gioia, dunque mi attengo alla linea: nessuna esultanza quando qualcuno va in galera.

Come tutte le regole, un’eccezione è sempre possibile. Nel mio caso, devo ammettere di faticare a reprimere un moto di allegrezza quando leggo che un "mago" finisce in galera. Dicesi mago, qui, non il prestigiatore da palcoscenico ma il cialtrone che, con millanterie assortite, si fa pagare promettendo di guarire ogni sorta di malattie, incluse quelle più temute. È il caso di un tale arrestato ieri ad Ascoli Piceno dalla polizia: un sedicente "mago" di 59 anni residente a Monteprandone. «Secondo l’accusa» racconta l’Ansa, «l’uomo otteneva dai "pazienti" cifre esorbitanti per i servizi prestati, in alcuni casi approfittando sessualmente delle clienti».

Per quanto la truffa sia sempre un esercizio abominevole, ci sono truffe più abominevoli di altre. A volte il truffatore fa leva sull’avidità umana e, tutto sommato, mi sembra il caso meno ignobile. Altro discorso per chi sfrutta la disperazione, la paura delle malattie, la debolezza fisica. A questi maghi - e quello di Monteprandone appartiene alla razza - non auguro una pena particolarmente lunga. Piuttosto spero che il giorno in cui, chiuso in cella, avvertirà un tremendo mal di panza, o il richiamo di un molare dolente, invece del dottore gli compaia di fronte, in un trionfo di formule magiche e fumi mistificanti, un collega in carne e costume: «Per Barbablù e per Belzebù:  dimmi dimmi, dove hai male tu?»

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