Tutti i santi giorni, da mesi (forse da anni: in questi casi il tempo sembra dilatarsi) ricevo nella cassetta postale elettronica lo stesso messaggio: un invito, in toni piuttosto accesi ed enfatici, ad acquistare un materasso. Mi spiace dirlo: non ho mai acquistato un materasso. Non in senso assoluto: volevo dire che non ho mai acquistato un materasso dopo che la pubblicità elettronica mi ha invitato a farlo. Avrei pensato che la mia ostinata indifferenza, la risoluta convinzione che ho mostrato nel calarmi nei panni di non acquistatore di materassi, finissero per convincere il mittente a risparmiarsi la spedizione quotidiana. Non è stato così: la mail arriva ogni giorno, implacabile e puntuale.
Il problema, temo, sta nell’altissimo livello di automazione che presiede a queste forme di pubblicità: nessuno deve spingere un bottone per mandarmi la mail. Essa parte da sé, si genera per proprietà autonoma, un po’ come fa una stupidaggine nella mente di Balotelli. Suppongo dunque che non ci sia scampo: perfino se dovessi cedere, e acquistare un materasso, la mail continuerebbe ad arrivare, invitandomi ad acquistarne un altro perché,evidentemente, di posti soffici per dormire non ce n’è mai abbastanza.
Vi chiederete perché mi preoccupi tanto per una mail. Non saprei dirlo con precisione: temo si tratti di un bouquet di motivi. Uno di questi è la sensazione che tutti, in un modo o in un altro, proviamo di fronte alla posta elettronica: cancellare i messaggi è un po’ come svuotare il mare con un cucchiaio. Inoltre, l’ostinazione delle macchine mi ha sempre irritato e l’illogicità che interviene in questi meccanismi di cieca e assurda ripetizione mi tocca, chissà perché, a livello personale.
Ieri, qualcosa è cambiato. Per la prima volta, dopo il messaggio dei materassi ne è arrivato un secondo che proponeva prestiti: «Soffocato dai debiti?» era l’intitolazione. Ho pensato che era accaduto l’inevitabile: qualcuno, pur di liberarsi dalla pubblicità, doveva aver deciso di acquistare un materasso al giorno!
© RIPRODUZIONE RISERVATA