Il mio amico

Dopo tanto mugugnare, gli ultra-conservatori americani hanno alzato la voce. Stanchi dell'amministrazione Obama, rea – a loro dire – di condurre gli Stati Uniti su una deriva socialista, si sono riuniti a Washington per cantarne quattro al presidente e alla sua banda di ministri e collaboratori. A guidarli, Sarah Palin, ex governatore dell'Alaska, già candidata alla vicepresidenza con John McCain, e Glenn Beck, un rumoroso commentatore noto per i suoi interventi vagamente deliranti, ma efficacissimi, alla radio e su Fox News.
Il grande raduno conservatore si è tenuto esattamente laddove, 47 anni fa, il reverendo Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso dell'”I have a dream” (“Ho un sogno”). Questa coincidenza ha ispirato Beck il quale, nel suo intervento, ha ritorto le parole di King contro Obama e, in generale, i democratici.
Vedete, questo è il bello del citare i morti: non possono rettificare, prendere le distanze e specificare che, per loro, Beck e un bidone della spazzatura sono la stessa cosa. Non che King lo avrebbe necessariamente fatto, ma, fosse stato vivo, ne avrebbe avuto la possibilità. Il suo silenzio di tomba – letteralmente – suona invece come una conferma delle tesi di Beck. E' questa la ragione per cui, di solito, si citano i morti e quasi mai i vivi. D'altra parte, non bisogna essere troppo duri con Beck: “Odia il peccato, ama il peccatore”. Lo diceva Gandhi il quale, l'avrete già capito, era un carissimo amico mio.

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