Il mistero assoluto

Il mistero assoluto

Stephen Hawking, fisico, matematico e cosmologo britannico, ha compiuto 70 anni. Tempo dunque di interviste, visto che Hawking è uomo di grande fama e di straordinari adempimenti, non ultimo la convivenza con un corpo tormentato dalla distrofia muscolare e costretto in una sedia a rotelle. Egli è inoltre autore di molti libri dedicati alle teorie della fisica più complesse e speculative, quelle che esplorano le natura stessa dell’universo, le sue leggi e perfino la sua ragione di essere. Non di rado provocatorio, recentemente ha negato l’esistenza di Dio, postulando la superiorità della scienza sulla religione, cosa che, assicurano i bene informati, ha messo Dio di buonumore per una settimana intera.

Comunque sia, Hawking dispone, nello spazio tra le orecchie, di un cervellone poderoso. Lo si evince anche dall’intervista rilasciata alla rivista New Scientist che pure tra buchi neri, supernova e relatività ci bazzica spesso. Leggere l’articolo significa vivere un’esperienza ai limiti. Quasi si può sentire, in sottofondo, il cervello dell’intervistatore scricchiolare per lo sforzo e, giunti a due terzi del testo, si ha la sensazione che le proprie meningi vadano sfrigolando come un hamburger sulla piastra: Hawking risponde su tutto, sa tutto e su ciò che non sa teorizza con illuminata disinvoltura.

Una tensione che dura fino all’ultima domanda, quando l’intervistatore, ormai esausto, lascia partire una botta casuale: «Professore, a che cosa pensa più spesso?» «Alle donne» risponde Hawking. E ammette: «Sono un mistero assoluto».

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