Chi dice che su Internet non c’è niente di interessante sbaglia di grosso e, probabilmente, sa di sbagliare. Se lo dice è perché ne ha abbastanza di quella parte della Rete che è palesemente scocciante e/o insufficiente a soddisfare anche la curiosità intellettuale di un laterizio. Insofferenza comprensibile, ma evidentemente in grado di corrompere ogni tentativo di giudizio equanime.
Di cose interessanti, nel Web, ce ne sono eccome, e capita addirittura di incontrarle quasi per caso. A me è successo giusto ieri: un “link” che prometteva di spiegarmi - in inglese - “Dove saresti senza libri?” (“Where would you be without books?”). Compreso nel sito bigthink.com, che non di rado affronta argomenti interessanti in modo interessante, l’articolo ha subito attirato la mia attenzione perché, in effetti, i libri sono stati e sono tuttora una parte importante della mia via, tanto che mi è difficile, se non impossibile, immaginare come sarebbe andata senza la loro costante presenza nelle mie giornate.
A spiegarmelo, bigthink.com schierava nientemeno che James Patterson, celebrato autore di thriller (e non solo), presentandolo come «lo scrittore più venduto al mondo», un primato che, messo così, suona peggio di quel che dovrebbe. Ebbene, nonostante il mio interesse per l’argomento, non sono riuscito a sapere che cosa sarebbe stata la mia vita senza libri, e ora vi spiego perché.
Innanzitutto vorrei dire che non ho mai letto un libro di James Patterson e questo per la ragione che, come forse avrete intuito, sono un terribile snob. I libri, per piacermi, devono avere un aspetto libresco: nessuna illustrazione in copertina, al massimo un quadro, comunque niente di vistoso o sfacciato come sagome di gente armata in controluce.Amo i libri che già dalla loro apparenza scoraggiano: copertine minimaliste sulle quali il nome dell’autore non deve in nessun caso raggiungere proporzioni vicine al 50 per cento della superficie disponibile - come accade per le opere di Patterson - e impaginato che presenta una compatta regolarità tipografica, senza ghirigori e capoversi frenetici.
Non è per questo, tuttavia, che ho rinunciato alla spiegazione di Patterson. Il motivo è che essa era presentata solo in formato video. Io mi ero invece apprestato, con tutto me stesso, a leggerla, e quando questa possibilità mi è stata negata anche l’interesse per l’argomento è diminuito. Potrei dire che si è sgonfiato. Questa sensazione mi ha però rivelato, come un’epifania, l’importanza che attribuisco alla lettura e, di conseguenza, alla presenza di libri nella mia vita.
La lettura è il tramite pressoché unico attraverso il quale ancora oggi soddisfo ogni curiosità, ogni interesse e ogni necessità mentale che ritengo importante; è l’unico sistema che conosco per trattenere un’informazione nella convinzione - illusoria ma profonda - che ciò che so - e che sono - risiede in una sorta di archivio scritto, una memoria che immagino sotto forma di pagine composte in tipografia, di dorsi affiancati sullo scaffale, perfino di una pila di volumi accatastata sul comodino. Ecco quanto sono importanti i libri per me: essi rappresentano, nel senso proprio della parola, ciò che credo di essere e, di fatto, sono. L’ipotesi di una loro non esistenza equivale dunque a un impensabile annullamento: il mistero che c’è oltre l’ultimo capitolo.
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