Il mostro dal dottore

Ci sono cause e cause, battaglie e battaglie. Alcune sono sacrosante, altre possono sembrare pretestuose, altre ancora decisamente risibili. Personalmente, nonostante sia molto curiosa, non riderei affatto della causa portata avanti dal Comitato difesa diritti persone obese che vorrebbe venisse eliminata, dal gergo medico, la definizione di «obesità mostruosa».

«Si tratta - dice Tommaso Prima, responsabile del Comitato - di un termine scientifico utilizzato da tutte le Asl italiane e noi chiediamo al ministro Lorenzin che venga cambiato». Spiega ancora Prima: «La dicitura “obesità mostruosa” viene utilizzata per indicare il superamento di alcuni parametri dell’indice di massa corporea ma crediamo che si possa sostituire con “obesità grave”».

Come si vede, il problema non è squisitamente linguistico né si tratta di far spazio, qui, all’ennesimo eufemismo introdotto in ossequio al politicamente corretto. La definizione contestata discende da tempi in cui l’occhio medico, e scientifico, esaminava il paziente come fosse disteso su un vetrino. Si voleva alludere, credo, a un rigore, a una metodologia inflessibile che, nell’interesse della scienza e di conseguenza a beneficio del paziente, non si faceva distrarre da sfumature linguistiche e non si perdeva dietro superflui accorgimenti verbali. Anche attraverso tali definizioni, scienziati e medici ricordavano a se stessi che erano al servizio del concreto, del vero e del riscontrabile, non del vago e dell’edulcorato. Per fortuna, il tempo ha insegnato loro a conciliare esattezza con tatto, precisione con gentilezza. E hanno così scoperto che anche l’umanità può avere un effetto terapeutico.

Non sorprende che da questa operazione di levigatura lessicale siano rimasti esclusi gli obesi, vittime tanto di pregiudizi antichi quando di moderna ossessione per la linea. Speriamo trovino presto un giusto riscatto e che l’unica definizione “medica” un tantino esagerata rimanga - buffo e innocuo reperto - il raffreddore da cavallo.

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