Il muffin

Il muffin

Per giorni e giorni il dibattito politico americano è stato alimentato, o forse impedito, da un "muffin". Dicesi "muffin" un dolcetto di non molte pretese, adatto per le prime colazioni, il cui soffice impasto può accogliere svariati ripieni: mirtilli, banane e cioccolato i più comuni. Ebbene, l’umile "muffin" ha strozzato il corso della pubblica dialettica statunitense quando un rapporto sulle spese del Dipartimento di Giustizia ha rivelato che, in occasione di alcune conferenze con buffet finale (il miglior tipo di conferenze), è stato autorizzato l’acquisto di "muffin" a 16 dollari l’esemplare.

Gli ululati della stampa conservatrice si sono sentiti fin sui ghiacci dell’Alaska: «Sedici dollari per un "muffin"? Ma è possibile? È così che l’amministrazione Obama spende i nostri dollari? Vergogna, ladri, dimissioni. Aridatece Al Capone».

Il "muffin" da 16 dollari ha dunque ravvivato anche in America il dibattito sugli sprechi della classe politica e ha messo in imbarazzo la Casa Bianca fino a quando, ieri, si è scoperto che non era vero niente. Nessun "muffin" da 16 dollari è mai stato acquistato: o meglio, i "muffin" incriminati sono stati serviti come parte di una più ricca e articolata "colazione continentale" del prezzo complessivo di 16,80 $, il che rientra ampiamente nella ragione di mercato. Così, con immensa nostra delusione, scopriamo che l’America non langue sotto i privilegi della Casta. E neppure sotto quelli della Pasta.

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