Vedo che un quotidiano nazionale ci ordina dalla prima pagina di non sospirare. Per la precisione: di non sospirare di sollievo. Imposizione curiosa: non credo che i sospiri siano controllabili, tantomeno i sollievi. Il quotidiano teme che noi si sia tentati di sospirare perché l’assassino di Monaco non era dell’Isis. Sbaglieremmo, dice il giornale, perché «egli resta un simbolo di integrazione fallita» e dunque, mi raccomando, «nessun sospiro di sollievo».
Prendo atto ma, senza addentrarmi sulla sua fondatezza, dubito che l’ammonimento sia necessario. Non vedo di quale sollievo stiamo parlando: sapere che l’omicida non era un affiliato Isis ma “soltanto” un diciottenne che andava in giro a sparare alla gente dovrebbe essere ragione di “sollievo”? In quale universo? L’unica conclusione che si può trarre dall’informazione di cui sopra è che viviamo in un mondo nel quale la violenza assume forme diverse, tutte temibili. Un dato non nuovo, storico anzi. Oggi, se vogliamo, la violenza si caratterizza per essere particolarmente stupida, vana e feroce. In linea con i tempi, che non difettano di stupidità, vanità e ferocia.
Dice anche, l’informazione sull’assassino, che non risolverà nulla scavare un buco per terra per nascondercisi dentro. Piuttosto, meglio cercare una soluzione. Quale? C’è chi propone di rispondere alla violenza con altra violenza. Il paradosso è solo apparente. La violenza, nei secoli, ha sempre rappresentato una “soluzione”: non elegante, non decente, non morale, quasi mai definitiva e spesso illusoria, ma comunque una soluzione.
Altra strada sarebbe quella che fa ghignare i cinici e gli spaventati (quasi sempre queste figure coincidono): inseguire passo dopo passo il progresso umano. Un sistema che impone a tutti noi di comportarci, a ogni ora di ogni giorno, nella normalità ma soprattutto nell’emergenza, con coraggio, ragionevolezza, misura, passione e tolleranza. Nel farlo, molti di noi rimarranno vittime di 1) violenza, 2) colposa stupidità altrui, 3) ingiustizia e 4) catastrofi varie e accidenti assortiti, non di rado ascrivibili al punto 2). Ma con un estremo sospiro (forse di sollievo, forse no) potremo almeno dire di aver fatto non solo del nostro meglio, ma anche il meglio del genere umano.
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