Il nostro Paese

Il nostro Paese

Tempo fa, feci oggetto del mio quotidiano farneticare l'espressione «questo Paese». Se non ricordo male, sostenevo di come l’espressione in sé, lontana dal rappresentare un significato, svolgesse soltanto una funzione di riempitivo verbale in virtù del quale ospiti invitati a prendere la parola in un qualunque consesso - ma in particolare nelle trasmissioni televisive - potevano fingere una vaga preoccupazione per quanto accade intorno a loro. Il discorso, mi sembra, va ripreso per esaminare più da vicino quella che, a prima vista, appare come una semplice variante di «questo Paese», ovvero «il nostro Paese».
Siamo di fronte, infatti, a un caso più grave di sofisticazione verbale. Se «questo Paese» mantiene una parvenza di distacco, di oggettività neutrale, l’espressione «il nostro Paese» parrebbe voler gettare un ponte verso l’interlocutore, richiamarlo a un interesse comune e a una responsabilità condivisa. Nulla di più falso: «il nostro Paese» è ormai la più dimessa delle ipocrisie, l’automatismo più bolso che appartiene al bagaglio linguistico di cui facciamo uso, la piccola menzogna quotidiana di cui neppure più ci vergogniamo.
Perché una cosa sarà meglio chiarirla: «il nostro Paese» non esiste. Qui ognuno ne possiede un pezzetto e l’ultima cosa che vuol fare è spartirlo con gli altri.

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