L'idea di un cervello umano creato in laboratorio era buona giusto negli anni '50 o '60 quando, nonostante i pochi soldi a disposizione, il cinema non aveva paura di affrontare storie bizzarre e ambiziose. Una generazione di spettatori ha così avuto la fortuna di assistere a pellicole in cui strambi scienziati si affaccendavano intorno ad alambicchi e storte e, citando inconsciamente il Frankenstein di Mary Shelley, si intrufolavano nei cimiteri onde procurarsi la materia prima (e grigia).
I tempi cambiano, naturalmente, e quella che un tempo era una fantasia tenebrosa è diventata una realtà da laboratorio informatico. Il “Progetto Spaun”, di cui sono stati giusto pubblicati i primi risultati, rappresenta il tentativo di costruire un cervello umano su larga scala. Spiegano i responsabili di Spaun: “Il nostro sistema è in grado di assorbire un impulso visivo (come fa ciascuno di noi quando osserva qualcosa) e decidere come elaborarlo. Può decidere, per esempio, se trasformarlo in un ricordo oppure no e, se sì, in quale parte del cervello collocarlo”. Un processo abbastanza complicato, come si vede, ben superiore alle capacità medie dei concorrenti di X Factor.
Il problema è proprio qui: il cervello artificiale Spaun è progettato per riprodurre un compito che il cervello umano idealmente dovrebbe svolgere, non quello che effettivamente svolge. Di solito, infatti, ognuno di noi “assorbe un impulso visivo” e, lungi dal decidere in autonomia che cosa farne, finisce piuttosto per farne quel che vogliono gli altri, ovvero ciò che gli impongono i conformismi, le mode, le regole sociali: tutto quanto ci consente di soddisfare quell'inesausto desiderio di essere accettati, e perfino ammirati, dai nostri simili. Stai a vedere, allora, che il pensiero di Spaun potrebbe già essere migliore, più libero se non altro, di quello di tutti noi. C'è solo un modo per saperlo: fargli assorbire un impulso visivo di Capezzone e stare a vedere che cosa decide di farne.
I tempi cambiano, naturalmente, e quella che un tempo era una fantasia tenebrosa è diventata una realtà da laboratorio informatico. Il “Progetto Spaun”, di cui sono stati giusto pubblicati i primi risultati, rappresenta il tentativo di costruire un cervello umano su larga scala. Spiegano i responsabili di Spaun: “Il nostro sistema è in grado di assorbire un impulso visivo (come fa ciascuno di noi quando osserva qualcosa) e decidere come elaborarlo. Può decidere, per esempio, se trasformarlo in un ricordo oppure no e, se sì, in quale parte del cervello collocarlo”. Un processo abbastanza complicato, come si vede, ben superiore alle capacità medie dei concorrenti di X Factor.
Il problema è proprio qui: il cervello artificiale Spaun è progettato per riprodurre un compito che il cervello umano idealmente dovrebbe svolgere, non quello che effettivamente svolge. Di solito, infatti, ognuno di noi “assorbe un impulso visivo” e, lungi dal decidere in autonomia che cosa farne, finisce piuttosto per farne quel che vogliono gli altri, ovvero ciò che gli impongono i conformismi, le mode, le regole sociali: tutto quanto ci consente di soddisfare quell'inesausto desiderio di essere accettati, e perfino ammirati, dai nostri simili. Stai a vedere, allora, che il pensiero di Spaun potrebbe già essere migliore, più libero se non altro, di quello di tutti noi. C'è solo un modo per saperlo: fargli assorbire un impulso visivo di Capezzone e stare a vedere che cosa decide di farne.
© RIPRODUZIONE RISERVATA