Se la maestra affidasse a me il compito di «disegnare un supereroe» non avrei esitazione alcuna: due veloci tratti a rappresentare Totò che dice «ma mi faccia il piacere» all’onorevole Trombetta. Immagino che, davanti alla stessa richiesta, i ragazzini di oggi avrebbero qualche esitazione in più: il loro mondo è pieno zeppo di supereroi di fantasia e la scelta potrebbe diventare complicata. Alla fine, però riuscirebbero senz’altro a selezionare il preferito tra i preferiti: sia esso Batman o l’Uomo Ragno, Iron Man, i Transformers o qualche altro Vattelapesca dotato di poteri sorprendenti.
Dispongono, i ragazzi, d’una larga offerta di coraggio e idealismo (nonché violenza e dubbiosa tolleranza) che rende meno spiegabile (e accettabile) la scelta effettuata da un bambino di sei anni, iscritto a una scuola elementare di Bologna: il disegno del piccolo, come lo descrivono le agenzie, rappresenta «una mascherina da carnevale con la scritta “Isis” in stampatello ben visibile al centro del disegno». Inutile dire che il disegno, consegnato alla maestra con quella soave indifferenza che solo i bambini e i talebani sanno esibire all’occorrenza, ha fatto scattare allarmi e indagini di ogni tipo anche perché, inutile girarci intorno, il piccoletto viene da famiglia straniera. Gli accertamenti non hanno portato a scoprire alcunché di eversivo nella famiglia: tutto il mistero inquietante della storia si addensa nel fatto che, per un bambino di sei anni, l’idea di un eroe coincide con quella, certamente molto vaga ma comunque minacciosa, di un tagliagole mascherato.
Come riparare questa infiltrazione, quali modelli opporre al “supereroe” sanguinario? Forse dovremmo inventarne uno nuovo di supereroe: uno che non vola e non mena ma che ragiona e discute, uno che non sfonda muri e stritola grattacieli, ma ha il cervello, e non la vista, capace di interazioni a 360 gradi. Il guaio è che un supereroe così potrebbe avere la vostra faccia o addirittura la mia. Che Superman ce la mandi buona.
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