Il paese depilato

Leggiamo e meditiamo: «ANSA - Per essersi presentato depilato dalla testa ai piedi al test tricologico antidroga, un quarantenne di Rovereto, già condannato per spaccio, si è visto revocare dal Tribunale gli arresti domiciliari. L’uomo aveva ottenuto di scontare la pena ai domiciliari a condizione che si sottoponesse a un controllo, come l’esame del capello. L’altro giorno però si è presentato al Sert completamente rasato e così il Tribunale, considerando il suo comportamento una sorta di "confessione", ha deciso di farlo tornare in cella».

Interessante, no? Viene da chiedersi quale curioso percorso mentale abbia intrapreso quest’uomo nel momento in cui ha concepito l’idea di presentarsi «completamente depilato» a un controllo tricologico. Davvero credeva che l’assenza assoluta di peli e capelli potesse passare per una circostanza tutt’al più singolare, ma comunque innocente, tale da convincere il Tribunale di sorveglianza a rispedirlo a casa nell’attesa, incerta, che un singolo crine spuntasse sul suo cranio, quel cranio, ricordiamolo, posto a protezione di un cervello così brillante?

Sembrerebbe che il «quarantenne di Rovereto» si sia guadagnato un posto in finale al Festival italiano degli sciocchi, edizione 2012, se non fosse che, come lui, ce ne sono tanti. Basta estendere un poco il concetto: se un uomo del tutto privo di peli risulta sospetto davanti a un controllo antidroga, che cosa dire di un bar senza scontrini in tempi di verifiche fiscali, di un gioielliere nullatenente sulle linee tratteggiate del modello 730, di un idraulico privo di reddito da trasportare nel suo capiente e lussuoso Suv? Se la privazione è sospetta, allora in tanti sono nei guai. Se la depilazione è una confessione allora molti sono colpevoli. Ed è curioso, perché se una cosa non manca, in questo paese, è proprio il pelo sullo stomaco.

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