Il pensiero in affitto

Che cosa sapremmo del Paese in cui viviamo se non ci fossero i notiziari locali? Molto, molto poco. Sotto, allora: «Sfrattata a 95 anni dalla casetta di legno che la famiglia le aveva donato visto che lei, terremotata di San Martino di Fiastra (Macerata), “fragile nel fisico ma lucida e determinata’’, vuole “morire a casa sua, o meglio davanti alla sua casa vera, inagibile dopo il sisma del 30 ottobre scorso’’».

La nota - tratta dall’Ansa - prosegue specificando che la signora, rimossa dalla casetta di legno, considerata abusiva, è stata sistemata in un container che, a rigore di legge, abusivo non è.

A non tutti potrebbe riuscire facile apprezzare la differenza tra un container legale e una casetta abusiva, ma la distinzione è in realtà fondamentale. Non per la signora di 95 anni, questo no. Lei, povera ignorante, a due costruzioni egualmente provvisorie avrebbe preferito quella più vicina al posto che, con inguaribile sentimentalismo, insiste nel chiamare “casa”. La distinzione è invece importante - e vitale, addirittura - per chi ha bisogno di procedure, ordinanze, definizioni legali, viottoli di legge e male illuminate stradine della burocrazia per giustificare la sua esistenza e, soprattutto, per disporre in via indiretta di un ordine di pensiero, di logica e di morale al quale da solo mai potrebbe provvedere.

Un pensiero in affitto, insomma, certificato e in equo canone. Con l’acqua corrente ma senza intelligenza. Allacciarsi a quella sarebbe, pare, abusivo.

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