Il perfetto approdo

Il perfetto approdo

Spira forte il vento dell’antipolitica. L’avete già sentita questa, eh? È una della frasi alle quali si consegnano i commentatori davanti alla proliferazione di liste (civiche, alternative, perfino "pirata") presentate per le elezioni amministrative di maggio. I cittadini scendono in campo, dicono i commentatori di cui sopra. Traditi dai partiti, prendono nelle proprie mani la responsabilità della cosa pubblica.

Ma che bellezza, che aria di primavera! Basta con gli intrighi di segreteria, basta con le decisioni dall’alto, basta con l’accentramento del potere. I candidati, oggi, sono persone di casa: il vicino, il ragioniere, l’edicolante, il postino, il meccanico. Gente vera, che non prende ordini da Roma o da Milano. E come si comportano, questi candidati? Come affrontano la campagna elettorale? Come si presentano alla grande competizione democratica? Dopo rapida ma attenta osservazione clinica (dei programmi, dei commenti, dei post, delle mail), mi sento di poter dire che i candidati del nuovo che avanza presentano una singolare varietà di caratteristiche, atteggiamenti, tic e addirittura ossessioni.

Vediamo: i soggetti denunciano paranoia diffusa, atteggiamenti di sospetto, aggressività accentuata, intolleranza per l’avversario, tendenze censorie verso la stampa, megalomania, sarcasmo, inclinazione all’insulto, pretese di onniscienza e furente giacobinismo. Spira talmente forte, il vento dell’antipolitica, che finirà per spingere tutta questa roba sulla spiaggia della politica: il perfetto approdo.

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