Il perfetto Steve

E' probabile che una volta o l'altra siate incappati nel nome di Steve Wozniak. Con un altro Steve – il celeberrimo e defunto Jobs – nel 1976 fondò un'azienda di computer, la Apple, e il resto è leggenda. Insieme a Jobs si fece sbatter fuori da Apple ma a differenza di Jobs non lottò per riprenderne il controllo. Dopo altre avventure imprenditoriali, decise di dedicarsi all'insegnamento. Non del tutto, però. La sua mente in tutti questi anni è rimasta devota allo studio e all'invenzione. Si potrebbe dire che ogni momento libero egli lo abbia dedicato al perfezionamento di un computer eccezionale: Apple II. I più informati (e informatici) sapranno che Apple II venne messo in vendita nel 1977 e, per quanto all'epoca straordinariamente avanzato e di grande successo, oggi è un personal computer obsoleto, consegnato all'archeologia del genere. Questo non impedisce a Wozniak di tormentarsi per trovare soluzioni su come l'Apple II “avrebbe potuto essere migliore”. La sfida, per “Woz”, così lo chiamano i fans, è quella di perfezionare un prodotto che ormai non è più tale: uno sforzo gratuito, del tutto intellettuale. Woz si immerge nella tecnologia del 1977 e pensa a come, allora, avrebbe potuto rendere l'Apple II migliore di quello che fu. Di recente ha annunciato online di aver avuto un'illuminazione su come “risparmiare un chip o due” e su come separare meglio la gamma di colori (grigio scuro e grigio chiaro) disponibili sul monitor. Da tono si direbbe che abbia scoperto come andare su Marte in un quarto d'ora e invece la sua innovazione potrebbe dirsi avanzata solo se oggi fossimo di 38 anni più giovani. Personalmente, plaudo all'entusiasmo di Woz. Appartengo alla – foltissima, maggioritaria – schiera di persone che ogni giorno fanno qualcosa di imperfetto e il giorno dopo ripartono da zero per fare qualcos'altro di altrettanto approssimativo. Wozniak esige invece da se stesso la serietà necessaria a completare un'idea: ci volessero 38 anni o anche 380. Dal profondo della mia imperfezione, lo ammiro.

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