Il Piccolo Grande Uomo

Il Piccolo Grande Uomo

L’arrivo del Piccolo Grande Uomo si annuncia con un ritmico frullare nel cielo. Compare un elicottero: si abbassa, sfiora il suolo. Il rotore, rallentando, scompiglia la rada erba giallastra. Eccolo, il Piccolo Grande Uomo. Un passo (è agile, per la sua età) e mette piede sull’Isola Sperduta. Sorride.
Flashback. L’Isola Sperduta è da molti giorni ormai un’Isola Disperata. Piena di gente ributtata dal mare, accampata alla meglio. S’ammucchiano i rifiuti. Sporcizia ovunque. Gli abitanti dell’Isola si sentono invasi: osservano gli avvenimenti con crescente preoccupazione. Passano le ore, i giorni: la preoccupazione diventa rabbia. La convivenza con i nuovi arrivati è ormai impossibile. Una scintilla potrebbe provocare un incendio. Si volgono proteste al governo ma, da quella parte, giunge in risposta soltanto il furtivo sospiro dell’esitazione.
Primo piano del Piccolo Grande Uomo. Ancora sorride: i tanti sguardi ostili gli scivolano sulla pelle. Parla: l’Isola Sperduta «verrà liberata dai migranti nel giro di 48 ore», i pescatori avranno «gasolio a prezzo ridotto», le case «saranno dipinte con i colori di Portofino» e le tasse - ah le tasse - «spariranno». Il Piccolo Grande Uomo ammicca: «Ancora una cosa: la vostra bella Isola (ci ho comprato una villa, sapete?) sarà candidata al Nobel per la pace!» Ovazione.
L’elicottero decolla: il Piccolo Grande Uomo se ne va. La gente sfolla. Un cronista raccoglie commenti: «Gran bel film - dice un uomo -. Speriamo che la settimana prossima fanno “Berlusconi contro Godzilla”».

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