Il primo istinto

Il primo istinto

Se deve essere un processo, allora sia un processo all’umanità tutta. Per il momento, a farne le spese è un uomo solo: Umar Abbasi, fotografo di un quotidiano di New York, colpevole, secondo una crescente opinione popolare, di inaccettabile aridità umana.

Che cosa è successo? Giorni fa, Abbasi si trovava in una stazione della metropolitana quando ai suoi occhi increduli si è presentata una scena drammatica. Un uomo - che poi si è scoperto chiamarsi Ki Suk Han - è precipitato dalla banchina sui binari, proprio davanti a un treno in arrivo. Ancora più sconvolgente il fatto che l’uomo era stato spinto alle spalle, con la precisa intenzione di farlo cadere sui binari, da uno sconosciuto che si è subito dato alla fuga. Mentre il povero Ki Suk Han cercava disperatamente (e inutilmente) di riguadagnare la piattaforma, Umar Abbasi ha fatto ciò che tutti avremmo fatto al posto suo: lo ha fotografato.

Oggi, a treno fermo, a vittima morta, a foto stampata in formato gigante nella prima pagina del giornale, è tempo di ordinaria indignazione. Ma come? Non si fa così! Che orrore! Il fotografo, prima di fotografare, avrebbe dovuto precipitarsi in soccorso di Ki Suk Han.

Abbasi ha balbettato qualche pubblica scusa: «Ero troppo lontano, ho fatto scattare il flash per attirare l’attenzione del conducente del treno», eccetera. Patetico, se non altro perché di giustificazioni non ne aveva bisogno: egli ha semplicemente risposto al primo impulso dell’uomo, quello scritto nei suoi geni. Che se un tempo, forse, era quello di soccorrere un suo simile in difficoltà, oggi è senz’altro quello di fotografarlo. Vi sembra un ritratto cinico e desolante dell’umanità? Consolatevi: non sarà sempre così. Nel tempo, l’uomo potrà migliorare e allora il suo primo istinto sarà passare il telefonino a un amico, gettarsi al soccorso della persona in pericolo e assicurarsi che, del gesto disinteressato, l’amico scatti più foto possibili.

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