Il puntino

Il puntino

Non credevo sarei mai arrivato ad augurarmelo: speriamo che l’inverno torni presto e porti con sé il clima mite che lo contraddistingue da qualche anno a questa parte. L’estate è diventata troppo pericolosa.
Esco di casa e nulla, non il più piccolo puntino, screzia l’infinita volta blu, ora quasi violetta tanto i raggi del sole cuociono a puntino l’atmosfera. Un momento: un puntino c’è. Lo si osserva meglio calandosi gli occhiali da sole sulla punta del naso. Potrebbe essere una nuvola, ma anche no. Un lontano uccello, forse. O un aereo. Magari un elicottero.
No. Non è un elicottero, né un aereo. Certamente non è un uccello. In effetti, è una nuvola. Non che possa rovinare questo splendore di giornata anche se, per caso, dovesse ingrossarsi come, in effetti, sta facendo.
Strana cosa, la Natura. «Essa è mutevole» vorrei dire, parodiando il tono pomposo di un vecchio saggio. Sta di fatto che le nuvole si sono moltiplicate e una, la più intraprendente, si allunga a schermare il sole. L’ombra scende rapida: attenua lo scintillio dell’erba, spegne i riverberi sul fiume, scolora le tegole, fino a un attimo fa di un rosso brillante.
Purché non piova. Piove. Perché tutti, tranne il sottoscritto, sono usciti con l’ombrello? Come facevano a sapere? La strada si è trasformata in un torrente, i tombini rigurgitano liquame; la grandine schizza in spezzoni bellici.
Era un puntino nella volta blu. L’ultimo punto fermo prima della parola fine.

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