Il reato di Julian

Il reato di Julian

Avrete senz'altro letto e riletto di Julian Assange, fondatore di Wikileaks e, come tale, uomo più temuto dalla diplomazia internazionale. In una sola settimana ha svelato i meglio riposti segreti dell'intero globo, stabilendo, per esempio, che gli italiani sono inaffidabili, i francesi arroganti e i tedeschi autoritari. Già si parla di ulteriori, imbarazzanti rivelazioni, riguardanti una presunta parsimonia degli scozzesi e l'abitudine dei marinai a fare promesse che poi non mantengono.
In ogni caso, per quanto molte delle sue rivelazioni sfiorassero la banalità, Assange è temuto sul serio perché, tra tante minuzie, può darsi anche nel suo sito prima o poi scappi un segreto grosso, tipo il codice per la distruzione della  Terra o la pagella in prima elementare di George W. Bush.
Per questa ragione, è evidente che i governi amerebbero molto screditarlo e, in questo senso, faceva loro gioco che sulla sua testa pendesse, in Svezia, un'incriminazione per stupro. Peccato non sia vero. Si scopre ora che l'accusa non è di violenza carnale, ma riguarda un reato minore: il codice penale svedese, non senza senso dell'umorismo, lo chiama “sesso a sorpresa”. In pratica, due signore accuserebbero Assange di aver avuto rapporti sessuali con loro senza far uso di preservativo, nonostante le avesse assicurate del contrario. In effetti i conti tornano: perdonate la malizia, ma è impossibile non notare che è proprio ciò che Julian Assange sta cercando di fare ai governi di mezzo mondo.

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