Il risveglio del Re

Se nella vita si è stati Re, anche per un giorno solo, non si può legittimamente contare su un eterno riposo che sia veramente tale. Mi spiego meglio.

I Re - ma anche gli imperatori e, più recentemente, perfino i presidenti e i capi di Stato assortiti - devono sempre tenere in conto che la loro figura, pur se proiettata nella Storia, non è detto sia immutabile. Un tempo, le potenti ombre di grandi uomini dovevano temere l’ostinazione degli storici che, scavando negli archivi o rileggendo documenti alla luce di qualche scoperta, potevano riscrivere ampi capitoli del passato e, di conseguenza, modificare il giudizio morale dei posteri. Oggi, oltre al lavorio degli storici, devono preoccuparsi anche di quello degli scienziati.

Facciamo esempio. Erik IX, già Re di Svezia, riposava nella sua tomba da 850 anni. Ne aveva tutti i diritti, visto il tragico epilogo della sua esistenza. Egli morì infatti assassinato: un colpo di spada al collo. Più tardi fu proclamato santo, ma la frittata era fatta. Dal 1160 le sue spoglie giacevano in una bara ben sigillata. Sembrava legittimo pensare che lì sarebbero rimaste ancora a lungo, forse per sempre. Un team di scienziati svedesi ha invece deciso di riaprire la scatola e di eseguire sulle povere ossa regali una serie di test del Dna. Questo, a detta degli scienziati stessi, per rispondere a un paio di domande molto pressanti: 1) qual era la dieta abituale del Re? In altre parole: che cosa mangiava?; 2) È vero che, come dicono alcuni, era di discendenza inglese?

Immaginiamo la faccia di Erik se, svegliatosi dal lungo sonno, fosse in grado di rispondere personalmente alle domande. Magari vorrebbe parlare del suo posto sul grande palcoscenico della Storia o consegnare a eterna infamia il suo assassino. No: l’hanno svegliato da un sonnellino di 850 anni per chiedergli che cosa aveva mangiato la sera e se tra i suoi parenti ci fosse un inglese. E non creda di potersi dilungare troppo: «Si sbrighi che di là c’è Luigi XVI e dobbiamo misurargli il colesterolo».

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