Il segno dei pesci

Non mi è chiaro, in tutta questa faccenda del Quirinale, se qualcuno, tra i manovratori dei partiti e dei movimenti, potrà essere designato vincitore: probabilmente sì ma, come succede con le partite ad alto contenuto strategico, lo diventerà per caso, per accidente addirittura, e non perché i suoi piani si saranno risolti nella realtà grazie a scaltrissimo calcolo. Qui, insomma, rischierà di passare per fenomenale stratega chi si è trovato al posto giusto nel momento giusto.

Detto ciò, un vincitore ci sarà. Questo per quanto concerne chi fa politica decisionale: i segretari di partito, i capi-corrente, i portavoce, gli sgherri e perfino Gasparri. Chi certamente non potrà proclamare un vincitore è chi la politica, invece di farla, la commenta. In particolare, chi la commenta in televisione.

Un "salotto" televisivo presentava, ieri mattina su La7, uno schieramento di bocche commentanti che andava da Giuliano Ferrara a Ermete Realacci passando per Sandro Bondi. Tutte persone, a modo loro, intelligenti e perfino rispettabili, di pensiero certamente articolato e in possesso dell’esperienza necessaria per parlare di politica: ovvero di esperienza televisiva. Con tutto questo, i tre apparivano - quale tristezza! - come pescioloni intrappolati in un minuscolo acquario, tutti presi a rincorrere il pezzetto di cibo che, di tanto in tanto, veniva gettato loro dalla realtà circostante.

«Bersani ha nominato Prodi» annunciava la conduttrice e loro lì a muover le bocche su e giù rilasciando commenti che, giunti in superficie, si dissolvevano come bolle d’aria. «L’assemblea del Pd ha applaudito» aggiungeva la summenzionata responsabile del programma. Altro movimento di bocche, altro agitarsi dei corpi, altro sgusciare dei fianchi squamati, il tutto in un contesto generale di evidente impotenza dialettica. Davvero non so dire se la politica è cambiata. Forse è cambiato solo il modo di parlarne. O, più probabilmente, di ascoltarla.

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