Il tavolo

Il buon Carlo Giovanardi, clone imperfetto di Fernandel, se la prende con i cinesi. Coraggioso, da parte sua, visto che i cinesi sono un miliardo e trecento milioni e lui è uno solo. Forse per questo, ha tenuto a precisare che il suo bersaglio è soltanto «la comunità cinese in Italia», accusata dal nostro «di brindare al nuovo anno, che le porta in regalo la completa ed immediata liberalizzazione dei negozi».

Secondo Giovanardi, saranno proprio i cinesi, abituati a muoversi in un mercato senza regole, a sfruttare appieno la mossa del governo Monti, che ha sottratto a ogni controllo e limitazione l’arco di apertura degli esercizi commerciali. «Prudenza e saggezza - aggiunge Giovanardi - richiederebbero che tra lo status quo e una deregolamentazione selvaggia si trovi un giusto equilibrio che tenga conto del modello italiano».

Trovare un giusto equilibrio significa, detto in altre parole, esprimere l’antica arte del compromesso. Secondo Giovanardi, qui si sarebbe dovuto raggiungere una sintesi tra il sistema cinese, che è quello di "lavorarsi addosso", e il "modello italiano" che, a colazione, tende a indugiare sulla pastasciutta. Purtroppo, per raggiungere un compromesso occorre riunire intorno a un tavolo tutte le parti in causa, e non c’è un tavolo abbastanza grande per raccogliere i venti di un mondo che ha intrecciato i suoi destini da Shanghai ad Abbiategrasso e, se anche ci fosse, del "modello italiano" non saprebbe che farsene.

© RIPRODUZIONE RISERVATA