Il tempo uno e due

L'aspetto odioso dell'invecchiare sta, naturalmente, nell'invecchiare in sé. Tralascio gli inconvenienti di carattere fisico, le magagne, i dolorini, la vista che peggiora, l'udito che si smorza e la memoria... non mi ricordo che cosa succede alla memoria. Escludo anche i problemi di carattere estetico: rughe, afflosciamenti, precipitazioni di capelli. Tutto ciò appartiene a una sfera concreta alla quale siamo chiamati a rispondere con il coraggio e lo stoicismo di cui disponiamo.
Ci sono invece altri contrattempi che non possono essere fronteggiati soltanto con le nostre individuali risorse mentali o morali. Sono ostacoli in qualche modo cosmici davanti ai quali tutti noi ci ritroviamo smarriti. Questi ostacoli possono essere riassunti in uno: il tempo.

Esso, ve ne sarete accorti, è largamente illusorio. Deciso a incanaglire lo strazio dell'invecchiamento, il tempo a volte trascorre con lentezza sufficiente da farci credere, specie quando siamo molto occupati, che si sia rintanato in un sorta di stagnazione, di pigro rallentamento, per poi, all'improvviso, presentarci lo sgomento di anni passati, mesi inceneriti e, soprattutto, l'infinita teoria degli spiccioli: frammenti di ore, minuti e secondi che usiamo definire “sprecati”. Straordinario ingannatore, il tempo si diverte poi a convincere alcuni di noi che esiste un segreto per affrontarlo: ed eccoci circondati da schiere di “esperti” e “saggi” intenti a istruirci su come vivere “al meglio” la stagione che ci tocca.

Un gigantesco gioco di illusionismo del quale, bisogna infine ammetterlo, gli unici responsabili siamo noi. Abituati a deformare tutto - l'opinione che abbiamo di noi stessi, quella che pensiamo gli altri abbiano di noi, la nostra visione del mondo e la visione che, crediamo, il mondo ha degli altri - costringiamo il tempo a raccontarci due storie diverse: la storia in cui corre e quella in cui riposa. Quando vedremo il tempo per ciò che realmente è, forse gli apparterremo per sempre.

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