«Non consideriamo un referente i cittadini indignati per qualche malfunzionamento di un sistema di cui vogliono continuare a essere parte. Scambiare rabbia e indignazione per un processo di rivolta allo status quo è segno di una pericolosa miopia rivoluzionaria. Fa invischiare compagni/e anche generosi nella coltivazione di un orticello di democratico dissenso, con le sue piccole cricche e consorterie i suoi politicanti in sedicesimo, le generosità che si trasforma in assistenzialismo...».
Chi ha scritto quanto sopra? Semplice, l’estensore del comunicato con cui il "Nucleo Olga" della "Federazione anarchica informale" ha rivendicato il ferimento del dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi. È evidente a tutti, credo, che si tratta di un imbecille di proporzioni colossali. Per questo, verrebbe da definirlo doppiamente pericoloso: chiunque, con una pistola in mano, può far danni, ma ci vuole un cretino per combinare una catastrofe. Ma non è tanto la pericolosità balistica che, qui, mi preoccupa. Piuttosto, mi preme rilevare la possente idiozia intellettuale dell’autore di espressioni come «invischiarsi nella coltivazione di un orticello di democratico dissenso», «la generosità che si trasforma in assistenzialismo», «processo di rivolta allo status quo»: par quasi di sentire il cervello scricchiolare nello sforzo di agguantare al volo, come farebbe un trapezista, paroloni che dondolano qui e là sotto la volta cranica.
Chiunque abbia scritto quelle fesserie non ha a cuore la causa anarchica, né la "liberazione" dell’uomo: voleva solo far bella figura col pubblico, mostrare quanto "scrive bene", anzi "difficile", e dunque quanto è "intelligente" e "migliore" degli altri. Restando in clandestinità e, nello stesso tempo, mettendosi sotto i riflettori di questa epoca devota al mediocre talento. Allegria: abbiamo inventato il terrorista-tronista.
Chi ha scritto quanto sopra? Semplice, l’estensore del comunicato con cui il "Nucleo Olga" della "Federazione anarchica informale" ha rivendicato il ferimento del dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi. È evidente a tutti, credo, che si tratta di un imbecille di proporzioni colossali. Per questo, verrebbe da definirlo doppiamente pericoloso: chiunque, con una pistola in mano, può far danni, ma ci vuole un cretino per combinare una catastrofe. Ma non è tanto la pericolosità balistica che, qui, mi preoccupa. Piuttosto, mi preme rilevare la possente idiozia intellettuale dell’autore di espressioni come «invischiarsi nella coltivazione di un orticello di democratico dissenso», «la generosità che si trasforma in assistenzialismo», «processo di rivolta allo status quo»: par quasi di sentire il cervello scricchiolare nello sforzo di agguantare al volo, come farebbe un trapezista, paroloni che dondolano qui e là sotto la volta cranica.
Chiunque abbia scritto quelle fesserie non ha a cuore la causa anarchica, né la "liberazione" dell’uomo: voleva solo far bella figura col pubblico, mostrare quanto "scrive bene", anzi "difficile", e dunque quanto è "intelligente" e "migliore" degli altri. Restando in clandestinità e, nello stesso tempo, mettendosi sotto i riflettori di questa epoca devota al mediocre talento. Allegria: abbiamo inventato il terrorista-tronista.
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