Il tetto che non scotta

So bene che tanti, troppi pensieri affollano la nostra testa e so anche che non bisognerebbe affannarsi a inseguirli tutti. Selezione all’ingresso e all’uscita: questa la politica migliore per garantirsi serenità mentale. Epperò quando si legge, come si legge, che il tetto del nuovo negozio Apple di Chicago avrà la forma di un enorme Mac Book Air (un modello portatile di computer) non ci si può esimere da una qualche forma di ragionamento.

Non sono sicuro di sapere quale sia, oggi, la più alta aspirazione dell’architettura ma scommetterei che - ancora - non le dispiacerebbe di poter durare nel tempo. Ora, se c’è qualcosa che non dura sono proprio i computer (e gli smartphone). La Apple stessa è tra le principali cause del repentino invecchiamento di tali oggetti: vai in Rete con il telefonino appena acquistato e trovi la notizia che nel giro di pochi mesi uscirà il modello nuovo.

È anche vero che i computer Apple sono oggetti di design e il design “diventa” arte e dunque resiste al tempo. La riprova sta nel fatto che esistono i musei del design (uno è alla Triennale di Milano). I musei però raccolgono e conservano: gli edifici vivono ogni giorno sotto i nostri occhi. La grande architettura aspira, credo, al durevole se non all’eterno. Il negozio di Chicago, nella stessa logica Apple, nasce già vecchio. A meno che l’idea non prenda piede e dal belvedere, un giorno, indicheremo così gli edifici: “Quello laggiù, vedi? A forma di stampante con scanner”.

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